La ricerca artistica di Sonia Delaunay
«L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro.» (Vasilij Kandinskij, Punto, linea, superficie)
Arte astratta, forme, colori
Tra il 1923 e il 1934 Sonia Delaunay inizia una serie di lavori che si presentano sotto forma di sistemi di permutazioni cromatiche e morfologiche. La sua energia creativa risponde al criterio dell’improvvisazione e accoglie lo spirito della fantasia.
Non si tratta di una serie di progetti di tessuto, ma di una ricerca sui colori.
Afferma Sonia: “Nel 1923 sono stata interpellata da una Casa di Lione interessata a disegni di tessuti. Ho eseguito 50 disegni-rapporti di colore con forme geometriche pure, ritmate. Per me, essi furono e restano gamme di colori, la base, in fondo, del concetto essenziale della nostra pittura. (…) Dopo aver superato questo stadio di ricerche che non erano mai teoriche, ma soltanto basate sulla sensibilità (per me), ho acquistato una libertà d’espressione che si può riscontrare nelle mie ultime opere, soprattutto nelle gouaches, che sono espressioni di stati d’animo, poesie.”

Simultaneità
In un testo pubblicato dopo il 1930, spiega Robert Delaunay che “il colore, che è frutto della luce, come ha scritto Apollinaire, è alla base dei mezzi materiali del pittore – ed è il suo linguaggio. Il pittore quindi, lavora con il sussidio di elementi fisici, che la sua volontà deve dominare nel loro complesso.
I colori, sono misurabili, distribuiti sulla superficie del quadro; essi stabiliscono tra loro altre misure che, allora, si ricreano nell’occhio dello spettatore e non solamente sulla superficie del quadro: quello che generalmente si chiama mescolanza ottica.
Di conseguenza, l’oggetto misurabile che si chiama quadro, superficie a due o più dimensioni leggibili simultaneamente nel raggio visuale, vi diviene oggetto a multiple dimensioni, che formano gruppi, che si oppongono o si neutralizzano, essendo il colore una misura in vibrazione secondo tale o tal altra intensità, secondo la sua vicinanza e la sua superficie, nei suoi rapporti con tutti gli altri colori.”
In un altro testo del 1924, Robert Delaunay enuncia il principio di una rappresentazione fondata sulla base sensibile dei contrasti, un linguaggio sensibile e ritmico.
“La materia condiziona a sua volta per la sua qualità. La necessità da parte del pittore di tenerne conto, cioè di sapere che cosa fa sì che un tale o un tal altro materiale mischiato al pigmento di uno stesso colore… secondo la maggiore o minore profondità e luminosità… Questa qualità della materia è la base di tutte le attività plastiche, di tutti i concetti teorici – poiché è con l’aiuto di elementi puramente materiali che si equilibrano i tentativi umani: architettura, moda, arredamento, ecc. L’Estetica ha le sue radici nelle diverse maniere di impiegarle, l’aspetto ‘mestiere’ è fondamentale.” (R. Delaunay)

Disegni di tessuto
Dal 1931 Sonia chiamerà tutto ciò che è destinato al tessuto “disegni di tessuto”. I motivi scelti sono semplici all’inizio e diventano complessi nell’elaborazione pratica: quadrati, rettangoli, triangoli, cerchi, losanghe e strutture a spina di pesce.
In diverse fotografie alcune modelle indossano vestiti realizzati con stoffe ideate da Sonia Delaunay: si tratta di costumi da bagno, cappotti, vestaglie. Mentre in alcuni di essi il disegno investe tutto l’abito e lo fa divenire organizzazione visiva globale, in altri la funzione è puramente decorativa, sottolineando solo alcune parti dell’abito.
Altre fotografie ritraggono immagini di modelle drappeggiate con suoi tessuti, fotografate tra e su un fondo di altri tessuti da lei disegnati.
Nei suoi appunti, schizzi in bianco e nero o a colori riprendono particolari di precedenti gouaches: un orlo, il bordo di una manica, la decorazione di una camicetta. Numerose gouaches sono varianti di un tema già elaborato. L’elaborazione dei modelli è in ogni caso sempre legata all’ambito della sua ricerca pittorica.
Atelier Simultané (1923-1934)
“Sonia Delaunay. Robes, manteau, écharpes, sacs, tapis, tissus simultanés.” La Boutique Simultanée, allestita nel 1925, fu un successo. Tuttavia Sonia rifiutò di dare alla sua Casa un profilo industriale, non essendo d’accordo sull’idea di una produzione e riproduzione pianificata: Sonia crea, inventa e produce costumi per il teatro o abiti non “standardizzati”, per una clientela esclusiva e di nicchia.
La produzione tridimensionale (tessuti, vestiti, ambienti) non ha mai incidenza sull’attività pittorica di Sonia, tant’è vero che nelle gouaches e nei disegni non si trovano mai i riferimenti a problemi di misura, di scala, se e come la gouache verrà riprodotta, o se costituirà un motivo unico o ripetuto. La destinazione della gouache non modifica quindi la creatività dell’artista.
Quando dipinge i suoi abiti, sono essi stessi che si costruiscono e strutturano, componendo e scomponendo i corpi nell’immagine con altrettanti frammenti di stoffa assemblati. Sono pitture. Il corpo è piatto e l’unico spostamento possibile – come nella famosa Danseuse, di cui la gouache Tango del 1923 è uno dei progetti preparatori – avviene sul piano.
Osservando i suoi appunti, quando Sonia crea opere che a volte diventano matrici per tessuti, non si preoccupa mai del corpo, del suo volume o di ciò che lo circonda: sperimenta e basta. E quando dipinge un vestito, lo concepisce raramente al di fuori di un ambiente. Il progetto di abito / costume si struttura sempre a partire dall’elaborazione di un colore, che spesso è posto al di là dell’abito rappresentato, ma è obbligatoriamente percepito in “simultaneità” con quello.
Resta comunque la dichiarazione di Mondrian, quella che sembra meglio aderire al lavoro di Sonia, per la quale il “tessuto è simultaneo”, seguendo la forma del corpo solo quando è drappeggiato, cioè quando non è un vestito; l’abito simultaneo, invece, non accompagnando il corpo, lo mette a distanza e lo modella ricostruendolo.

Approfondimenti
G. Apollinaire, Calligrammes (1918), Les Fenêtres
S. Delaunay, L’Influences de la peinture sur le mode (1927)