Perché serve una Fashion Revolution

Fashion Revolution è un movimento attivista legato al mondo della produzione tessile e moda, che dal 2013, mobilitando cittadini, industria e policy makers, attraverso la ricerca, l’educazione e la difesa dei diritti dei lavoratori, cerca di innescare un cambiamento sistemico e strutturale, con l’intento di conservare, ripristinare e portare in primo piano i valori umani e ambientali, in opposizione a meri concetti di crescita e profitto.

Quest’anno Fashion Revolution si terrà nella settimana dal 18 al 24 aprile 2022.

Perché serve una Fashion Revolution

Dal 2005, con la libera circolazione di merci e capitali e la riduzione spazio-temporale, riassumibili con il nome di globalizzazione, è stata permessa la delocalizzazione di interi settori produttivi verso Paesi emergenti e in via di sviluppo. Da una parte lo sfruttamento di nuovi lavoratori senza tutele sindacali, dall’altra la difficoltà delle imprese con una concorrenza internazionale.

La nuova geografia ha ridisegnato le reti di produzione in un modo più che mai complesso, coinvolgendo grandi distributori, marchi, agenti intermediari, buyer, fornitori e sub-fornitori. Le funzioni ad alto valore aggiunto sono assegnate ai grandi gruppi internazionali, mentre la manodopera viene esternalizzata a fornitori e sub-fornitori, che hanno a disposizione interi eserciti di lavoratori flessibili a basso costo, con facilitazioni fiscali e ambientali legate a politiche globali di incentivazione.

Export Processing Zones

Qundo si parla di EPZ (Export Processing Zones, zone franche per l’esportazione) si intendono quei territori destinati alla produzione per l’esportazione, dove l’offerta di infrastrutture, servizi e incentivi fiscali attrae gli investimenti esteri.

In queste zone le condizioni di lavoro sono spesso estreme e di fatto è proibito costituire sindacati liberi. Il fenomeno, chiaramente identificabile come dumping sociale, ambientale e fiscale, consente alle imprese vantaggi competitivi dallo sfruttamento di condizioni loro favorevoli. I lavoratori impiegati nelle reti di fornitura mondiali ricevono tra lo 0,5 e il 3% del prezzo finale del prodotto, mentre i grandi distributori e i marchi trattengono da soli l’80%.

Impatti sociali: perdita di cultura, saperi, abilità tecnico-artistiche

La produzione di massa erode l’eredità artistica di molte realtà artigianali nel mondo. Si rischia in questo modo di perdere saperi unici e antichi, tramandati da generazioni, se non adeguatamente supportati.

Milioni di persone dipendono poi dal commercio di beni artigianali e nel contesto attuale faticano ad avere accesso ai mercati, perché sfruttate da figure intermediarie che si appropriano della loro opera intellettuale, avvantaggiandosi delle modeste entrate loro imposte.

Trasparenza è tracciabilità

Fashion Revolution intende per trasparenza la pubblicazione da parte delle aziende di dati credibili, completi e comparabili riguardo le proprie catene di fornitura e le proprie pratiche commerciali, e la valutazione degli impatti di queste ultime su lavoratori, comunità e ambiente.

Fino a tempi relativamente recenti, i maggiori brand e retailer che trattano di scarpe e abbigliamento consideravano la propria rete di fornitori un’informazione segreta, da celare per mantenere il cosiddetto vantaggio competitivo di mercato.

Al contrario, fornire oggi queste informazioni può soltanto avvantaggiarli, in quanto i consumatori si aspettano una crescente trasparenza su dove, come e in quali condizioni i prodotti loro proposti vengano realizzati.

Un sempre maggiore numero di giovani – più inclini a ricercare le informazioni su internet, e che riconoscono nelle possibilità date dall’utilizzo di blockchain e tracciabilità un potenziale importante per questo cambiamento di paradigma – è già entrato a far parte di un segmento di consumatori attenti e informati, che non confonde la trasparenza di filiera con il fenomeno greenwashing.

La tracciabilità di filiera è la possibilità di ricostruire tutti i passaggi della produzione, e il processo informativo che segue il prodotto da monte a valle.

Con il termine rintracciabilità si intende invece la possibilità di ricostruire il processo inverso, utilizzando le informazioni distribuite lungo la filiera.

L’Open Apparel Registry, riunisce a questo scopo elenchi di fornitori in una mappa / database centralizzato, neutrale e aperto.

Fashion Revolution, azioni concrete

  • Utilizzo degli hashtag nel mese di Aprile di ogni anno, per coinvolgere comunità e stakeholders a livello mondiale, e creare il cambiamento attraverso la consapevolezza e l’informazione.
  • Partnership con scuole e università per coinvolgere gli studenti.
  • Realizza annualmente il report denominato Fashion Transparency Index , oltre a tutta una serie di documenti liberamente scaricabili e fruibili.
  • Collaborazioni con istituzioni culturali.
  • Promuovendo un cambiamento a livello aziendale incoraggiando la disclosure informativa, e da parte dei consumatori nella percezione delle informazioni ricevute e nella valutazione critica.

Approfondimenti

Fashion Revolution 2022, 18-24 aprile 2022

Open Apparel Registry

(Immagine in evidenza di Michelle_Raponi da Pixabay)

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